Cosa distingue la cooperazione tra consumatori

LA COOPERAZIONE TRA CONSUMATORI SEI TU: ECCO PERCHÉ

Nella coop tra consumatori il primo interesse da tutelare è quello del cliente-socio-consumatore. Gli utili restano nella cooperativa (non c’è un proprietario), destinati al miglioramento del servizio e per crescere, per continuare ad offrire i prodotti migliori, a tutti

La cooperazione moderna ha ormai una storia lunga: nasce come cooperazione di consumo in Inghilterra nel 1845 e in Italia a Torino nel 1854. In ambedue i casi, nasce da operai, artigiani, braccianti che decidono di unirsi per acquistare meglio i beni di prima necessità. Negli anni successivi in tutti i Paesi europei, e in Italia in particolare, si moltiplicano le esperienze di mutue e cooperative che spesso aggiungono al bisogno di difendere il potere di acquisto quello di avere un lavoro remunerato e dignitoso. Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 si consolidano i due filoni fondamentali del movimento cooperativo italiano, quello socialista di Prampolini e quello cattolico di Don Guetti. Per alcuni la cooperazione diventa scelta “integrale” in cui le classi più povere si organizzano per il lavoro, per il consumo, per l’istruzione e il tempo libero.

Con questo richiamo alla memoria storica non intendo contribuire al ricchissimo filone di studi sulla nascita e lo sviluppo della cooperazione, ma ricordare che alle origini della moderna cooperazione, in Italia e in Europa, c’è la Cooperazione di Consumo che è stata la forma che per prima ha permesso di “mettere insieme” le persone delle classi o delle comunità più umili. Da questo moto sono poi nate le altre forme cooperative di lavoro, di conferimento, di cultura.

La stessa cooperazione di distribuzione dei dettaglianti è successiva e trae origine dalla cooperazione di consumo; Conad per esempio nasce nel 1963 ed ha tra i suoi fondatori uomini chiave della Coop di allora.

Oggi Coop è un insieme di Cooperative con oltre 6,5 milioni di soci, 55.000 lavoratori e un giro d’affari vicino ai 15 miliardi. Contende a Conad, che ha numeri simili, la leadership di mercato. Ma non sono i numeri l’elemento più importante da considerare, quanto la capacità di influenzare positivamente la società e il mercato del nostro Paese.

Nel settore della distribuzione ciò che distingue la cooperazione di consumo è l’aggregare come soci i consumatori stessi; il primo interesse da tutelare è quello del cliente-socio-consumatore. Mentre lo scopo della cooperazione dei dettaglianti è quello di tutelare il reddito dei piccoli o medi proprietari dei punti vendita. 

Questa diversità di fondo spiega molte delle differenze nei comportamenti imprenditoriali di Coop rispetto a Conad, ed anche a Sigma, Crai o altre forme di cooperazione fra proprietari di negozi.

 

DIFENDERE IL POTERE DI ACQUISTO 

DEI SOCI-CONSUMATORI

La missione di Coop, per Statuto, è quella di difendere il potere di acquisto dei soci-consumatori;ma non solo, è anche quella di dare i migliori prodotti in termini di salute e sicurezza, anche se questo determina minori utili per la cooperativa.

Anche noi siamo imprese e quindi dobbiamo creare valore economico, ma questo valore può, anzi deve,essere riservato in modi egualitari ai soci di oggi e a quelli di domani.

In questo senso la Cooperazione di Consumo ha un vincolo in più rispetto alle altre imprese di capitali (ma anche rispetto alla cooperazione di dettaglianti); e come Coop abbiamo però la libertà di fare scelte che non massimizzano l’utilità individuale, ma puntano a valori collettivi.

Non si tratta solo di osservazioni astratte o generali. Senza questa missione sarebbe stato difficile per Coop fare molte delle cose fatte negli ultimi decenni. Di cosa parliamo? Di due aspetti fondamentali, il primo legato allo sviluppo della rete vendita, l’altro allo sviluppo dell’offerta commerciale ed in particolare dei prodotti a marchio Coop.

 

GLI UTILI VANNO A VANTAGGIO

DEI SOCI E DELLE LORO COOP

Sul primo punto. La crescita di Coop degli ultimi 40 anni è stata sostenuta da un aspetto molto particolare della natura cooperativa. Gli utili accumulati dalle generazioni precedenti non possono essere privatizzati, cioè nessuno può portare a casa il patrimonio che era e resta indivisibile, a disposizione delle generazioni successive. 

In questo modo più generazioni di cooperatori hanno accumulato risorse che sono state reinvestite nella crescita di Coop, in particolare della sua rete di negozi. Quindi Coop è dei Soci, i soci possono avere i benefici commerciali e sociali che ogni anno le cooperative generano, ma non possono appropriarsi del patrimonio accumulato. 

Questo elemento normativo produce un altro fenomeno interessante: nei periodi positivi le imprese cooperative accumulano utili e li mantengono in pancia, nei periodi negativi si hanno le risorse per resistere un po’ di più e quindi per mitigare gli impatti sociali di una fase di difficoltà e in ultima istanza per non far fallire l’impresa. Questo è anche il motivo per il quale le cooperative hanno in molti settori una longevità nettamente maggiore delle imprese di capitale. Infatti in quest’ultime in molti casi, durante i periodi positivi gli utili vengono privatizzati e quando arriva la fase negativa, l’impresa non ha i capitali e le risorse per reggere a lungo.

 

OFFRIRE I MIGLIORI PRODOTTI: 

I PRODOTTI A MARCHIO COOP

Sul secondo punto. Le Coop di consumo a partire dal secondo dopoguerra, ma con una forte accelerazione dagli anni ’80, hanno investito molto sullo sviluppo di una propria marcail Prodotto Coop. Questa decisione ha non solo motivazioni commerciali, ma anche valoriali

La missione di Coop è difendere il potere di acquisto e la salute dei soci, per farlo non bastava selezionare i prodotti di altri, ma anche intervenire con una propria offerta. Questa offerta all’inizio era molto concentrata sul prezzo: i Prodotti Coop dovevano essere buoni come quelli della Marca e costare il 20-30% in meno. Poi soprattutto a partire dagli anni ’90 e successivi, alla finalità del prezzo si sono aggiunti valori salutistici, ambientali ed etici rilevantissimi

Oggi il Prodotto Coop rappresenta un terzo dei pezzi venduti nei nostri punti vendita, si articola in più linee (verdi, salutistiche, premium, solidal…) e continua ad essere molto più conveniente su tutti i segmenti di mercato coperti

Ma non solo: negli anni abbiamo introdotto innovazioni importanti che hanno saputo cambiare anche l’offerta dell’industria e dei nostri concorrenti. Si pensi che siamo stati i primi nei lontani anni ’80 ad abolire fosfati nei detersivi o i coloranti artificiali negli alimenti, i primi a togliere gli OGM, i primi a garantire filiere sui prodotti freschi senza caporalato o lavoro nero, a togliere l’olio di palma, ad allevare a terra le galline, a ridurre fino ad azzerare gli antibiotici negli allevamenti, a diminuire le plastiche nei packaging dei prodotti, a eliminare il glifosato nelle filiere agroalimentari... L’elenco è molto più lungo, ma serve per chiedere: sarebbe stato possibile fare questo se avessimo avuto come primo obiettivo il profitto individuale ? Credo proprio di no.

 

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE,

SCELTA VINCENTE PER IL FUTURO

Sono convinto che questa caratteristica di Coop sia anche l’arma vincente per il futuro. La consapevolezza ambientale e sociale, l’attenzione al cibo in rapporto al benessere, la domanda di sostenibilità sono elementi sempre più presenti in larghi strati della popolazione e dei consumatori, soprattutto nelle generazioni più giovani. Noi possiamo rispondere a questa domanda meglio di altri, dobbiamo avere il coraggio di continuare a innovare l’offerta, soprattutto con i nostri prodotti a marchio. 

Va detto che molte altre imprese si muovono sui temi della sostenibilità, alcune sinceramente, altre con scelte di puro marketing; in alcuni casi si offre sostenibilità e qualità solo a chi può pagare un prezzo più alto. Mentre le differenze sociali e le diseguaglianze crescono, anche a causa della pandemia, si corre il rischio di polarizzare anche i comportamenti di acquisto: da un lato imprese e consumatori “premium”, dall’altro imprese e consumatori “discount”. Questo è quello che noi Coop non vogliamo. Abbiamo il dovere di sviluppare il nostro Prodotto Coop seguendo le direttrici del biologico, della sostenibilità, dell’etica, del salutismo... ma facendo in modo che sia accessibile a tutti, anche alle fasce più deboli della popolazione. È una sfida difficile, sarebbe più comodo segmentare l’offerta distinguendo chi ha più possibilità da chi ne ha meno, ma noi siamo nati per rendere migliore il mercato, non per adeguarci.

 

COOP, MOVIMENTO DI PERSONE

Accanto a questi elementi caratterizzanti non solo l’identità di Coop, ma anche la sua azione di oggi e di domani, bisogna ricordare che Coop non è solo “impresa”, ma anche movimento di persone, parte integrante delle comunità in cui opera. In questo ambito le azioni che le Cooperative di Consumatori svolgono attraverso i propri soci volontari in campo sociale, ambientale, culturale, per la scuolanei tanti comuni in cui siamo presenti non sono semplici donazioni, ma lo scambio con il tessuto stesso da cui siamo nati e che abbiamo il dovere di alimentare. 

Ho provato a riassumere alcuni dei tratti che ci distinguono non solo dalle imprese distributive private, ma anche dalla cooperazione di dettaglianti. Credo che siano distinzioni utili da conoscere, senza con questo voler affermare alcuna superiorità morale. I meriti che come Coop di Consumatori possiamo avere dobbiamo guadagnarceli sul campo di una competizione serrata in cui, se faremo altre cose buone speriamo che altre imprese le imitino. E quando, secondo il nostro sistema di valori, ci sono cose buone fatte da altri è nostro dovere fare altrettanto.