IL “TERMINE MINIMO DI CONSERVAZIONE” NON È UNA SCADENZA!

I prodotti che hanno superato il “termine minimo di conservazione” indicato sulla confezione sono ancora commestibili: ecco come regolarsi, anche per ridurre gli sprechi

Nella settimana della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, promossa da Fao lo scorso 16 ottobre, evento che ha invitato tutti a rendersi responsabili delle proprie scelte alimentari e della riduzione degli sprechi, legati spesso ad una informazione non corretta sui prodotti alimentari, “Il Fatto Alimentare” ha pubblicato un utile articolo che chiarisce il significato di “termine minimo di conservazione”, ovvero la data che troviamo indicata su molti prodotti alimentari (https://ilfattoalimentare.it/termine-minimo-di-conservazione.html).

Il termine minimo di conservazione (Tmc), si spiega, indica entro quanto tempo consumare l’alimento, ma contrario della scadenza, non è un limite invalicabile, quanto piuttosto una data consigliata di consumo: questo significa che superata la data del Tmc gli alimenti sono ancora commestibili, sebbene abbiano un progressivo decadimento nutrizionale e organolettico. 

Vale quindi la pena guardare bene il Tmc prima di gettare nei rifiuti il prodotto, e soprattutto quando si tratta di pasta, riso, salse di pomodoro, marmellate o sottaceti che riportano sull’etichetta un termine minimo di conservazione molto ampio. 

Ecco in sintesi i principali esempi presi in esame da Il Fatto Alimentare:

  • Succhi di frutta: termine minimo di conservazione da 6 a 12 mesi, ma è preferibile consumarli prima, perchè dopo 6 mesi le bevande perdono sapore.
  • Olio extravergine di oliva e caffè macinato: Tmc di 12-24 mesi, ma dopo un anno perdono parte dell’aroma, importante per questi prodotti.
  • Pomodori pelatisalsa di pomodoro, tonno sottolio, cetrioli, cipolle, conserve vegetali sottaceto e altri cibi in scatola: sono alimenti sterilizzati e possono tranquillamente essere consumati 3-4 mesi dopo la data sulla confezione; sottaceti con un Tmc di 2-3 anni possono essere consumati 1-2 mesi dopo la data indicata sul vasetto; ai vegetali sottolio come carciofini e funghi, con un Tmc di 18-24 mesi, invece bisogna fare attenzione: c’è sempre il rischio botulino, un serio problema.
  • Biscotticracker e altri prodotti da forno secchi: il consumo qualche settimana dopo il Tmc, solitamente di 6-8 mesi, non comporta problemi, al massimo risultano meno croccanti. 
  • Panettoni, pandori e colombe: hanno un Tmc di 4-5 mesi: se consumati 1-2 settimane dopo la data possono essere meno morbidi e fragranti, ma non comportano rischi. 
  • Pasta secca e riso: Tmc variabile (24-30 mesi), ma possono essere consumati anche dopo qualche mese.
  • Pesce e piatti pronti surgelati: possono essere consumati 1-2 mesi dopo il Tmc, poiché vengono cotti, altrimenti va rispettata la data del Tmc (lo scongelamento deve avvenire sempre in frigorifero e non a temperatura ambiente).

 

Il servizio ricorda anche altre regole di sicurezza alimentare, come le scritte sulle confezioni del tipo dopo l’apertura consumare entro … giorni” oppure “dopo l’apertura conservare in frigorifero”,che vanno rispettate perché dopo l’apertura il decadimento organolettico e l’incremento della carica microbica può essere molto rapido; allo stesso modo, i prodotti scongelati in frigo vanno cucinati entro 24 ore. In caso di muffe nel vasetto di marmellata aperto o nella passata di pomodoro conservata in frigo è consigliabile buttare via tutto, anche se lo strato di muffa è superficiale, perché tracce possono nascondersi in profondità, invisibili a occhio nudo.