16-22 settembre, settimana europea della mobilità

Le nostre strade, la nostra scelta

Il modo in cui ci spostiamo è una questione di scelte. Dei cittadini e degli amministratori. Cosa dicono i recentissimi dati dell'Istat sulla mobilità e cosa ne pensa l’economista Eric Britton fondatore del blog mondiale sulla mobilità Worldstreets.

La settimana europea della mobilità è un’occasione preziosa per riflettere su un tema tanto complesso quanto quotidiano e indispensabile per tutti: come ci spostiamo. Lo slogan dell'edizione 2014 “Our streets, our choice”, che in italiano suona “Le nostre strade, la nostra scelta”, dice che in primo piano sta la capacità di scegliere. Quella dei cittadini e quella degli amministratori.

Se da un lato – e questa rubrica lo testimonia – le possibilità multi-modali per muoversi con mezzi alternativi all'auto privata si stanno sviluppando in modo significativo in Trentino, dall'altro ancora la percentuale di spostamenti in auto è del tutto prevalente, nonostante la crisi. Lo dicono anche i recentissimi dati dell'Istat sulla mobilità che fotografano un Paese in cui la crisi riduce i consumi di mobilità, ma soprattutto di mobilità collettiva. 

Nel 2013, per il secondo anno consecutivo, si riducono i tassi di motorizzazione nei capoluoghi di provincia: 613,2 autovetture ogni 1000 abitanti (1% meno del 2012); il calo della domanda di trasporto pubblico locale è anche più marcata: scende da 201,1 a 188,6 passeggeri annui per abitante. Si diffondono però le iniziative a favore della mobilità sostenibile: cresce l’offerta di car sharing, presente in 23 città (soprattutto al Nord) e quella di bike sharing, attivato in 66 città. Dei 116 capoluoghi, 36 dispongono di almeno 34 km di piste ciclabili. 

I dati evidenziano nel complesso una carenza di efficaci politiche alternative della mobilità. Forse per questo uno degli eventi della settimana è un seminario di studio dedicato agli enti locali in cui mettere a disposizione di politici e tecnici sia possibili visioni sia dati e concrete opzioni percorribili nel breve e nel lungo periodo.

Non è utile fare interventi spot e aspettarsi delle ricadute immediate. “Devono essere trovati approcci radicalmente differenti”, sostiene l'economista Eric Britton, fondatore del blog mondiale sulla mobilità Worldstreets, a cui abbiamo chiesto un contributo in vista della settimana trentina. 

L’UOMO E L’AUTO: SEI EVIDENZE

La sua analisi della situazione è molto realista e basata su sei evidenze. Primo: chiunque ne abbia la possibilità, a parità di condizioni, utilizza l'auto; secondo, è evidente che le automobili non fanno bene alle città (creando grandi danni, anche economici); terzo, le città possono funzionare bene anche senza auto; quarto, il risultato di ridurre l'uso delle auto è stato raggiunto in pochissimi casi, quelli in cui si verificano particolari condizioni tra cui: l'eccellenza degli amministratori, la forte coesione sociale, la perfetta disciplina, la presenza di competenza tecnica elevata, la cooperazione tra pubblico e privato nel comune interesse. Quinto, senza queste condizioni non è possibile ottenere risultati significativi. Sesto, l'uso dell'auto non è una scelta razionale ma un’abitudine e una forma di vera a propria dipendenza. 

LA TRAPPOLA DEL PRESENTE

La visione di Britton sembra quindi davvero negativa. “Sembrerebbe che non importi quanti soldi siamo disposti a investire nel trasporto pubblico per renderlo attraente, rendere l'informazione accessibile, aumentare l'offerta di mezzi alternativi (ciclabili, bike sharing, car pooling...). L'unico modo in cui la maggior parte di noi guidatori di automobili lasceremo le nostre auto sarà che non lo potremo più fare”. 

Ma, poiché nel mondo occidentale non è pensabile imporre una scelta simile per via politica non democratica (approccio invece usato con successo nel caso di Singapore), è necessario trovare un’alternativa che “distolga dalla trappola del presente, ovvero dall'incapacità di immaginare un modo di vivere diverso da quello che conosciamo”. 

IL LABORATORIO DEL GIOVEDÌ

La proposta di Britton denominata “Giovedì” è di trasformare le strade della città in un “laboratorio” che potrà dare a coloro che sono coinvolti – politici, amministratori, tecnici e cittadini – l'opportunità collettiva di osservare, testimoniare, capire e, sulla base di questo, prendere successive decisioni. 

“Giovedì” è la proposta per una città, un quartiere o un gruppo, di spendere un intero giorno, ben preparato, senza usare le macchine di proprietà, e studiare esattamente che cosa accade. Un “esperimento collettivo” con l'obiettivo di produrre una nuova visione di come la città potrebbe essere organizzata. Un attento studio, una consultazione e concertazione ampia e una certosina attività di valutazione e monitoraggio porterebbero quindi indicazioni utili per futuri cambiamenti permanenti. Uno dei vantaggi di questo approccio è che sarebbe “delicato” e poco costoso. L'altro è quello che richiederebbe e alimenterebbe una grande partecipazione. 

“UNA SETTIMANA SENZA LA MIA AUTO”

Colpisce il fatto che, pur in scala molto più ridotta, l'approccio proposto da Britton è lo stesso che soggiace ad un'altra proposta della settimana della mobilità trentina, alla sua terza edizione. Il concorso letterario “Una settimana senza la mia auto” che premia il diario/racconto di una settimana (o almeno di una giornata) trascorsa senza usare l'auto. 

I vincitori delle scorse edizioni lo sanno: “sperimentando” volutamente e in modo programmato il fatto di non poter usare la propria auto si possono scoprire modalità di muoversi inaspettate e coglierne inaspettati vantaggi. E progettare poi un cambiamento più radicale. Provare per credere!

di Antonella Valer