2-8 OTTOBRE: SETTIMANA NAZIONALE DELLA DISLESSIA
Una porta da aprire con la giusta chiave. La dislessia si affronta con la giusta strategia: quella più adatta per ciascuno e per il suo modo di apprendere e comunicare
A volte capita a tutti di “inciampare” in qualche parola, di bloccarsi o di non riuscire a farsi venire in mente un termine, ma per chi ha difficoltà di linguaggio la comunicazione può diventare un intricato labirinto.
“Mi sveglio ogni mattina con i suoni delle parole che mi circondano. E non posso dirle”. Così descrive Jordan Scott il suo complicato rapporto con il linguaggio dovuto alla balbuzie. Nel suo poetico albo illustrato “Io parlo come un fiume” (Orecchio Acerbo), l’autore ricorda quando da bambino doveva affrontare delle “giornate di difficoltà di parole”: giornate in cui le parole faticavano a trovare un ordine intorno a lui e sentiva il peso del giudizio altrui schiacciarlo come un macigno, quando provava a parlare, ma la lingua gli si attorcigliava. In quei giorni il padre lo portava al fiume per giocare a rimbalzello, tenere d’occhio i salmoni, catturare insetti e raccogliere more in silenzio. Le parole in quei momenti non erano più di ostacolo al suo benessere. Un giorno particolare, mentre Jordan e suo padre erano al fiume, il padre gli disse: “Vedi come si muove l’acqua? È così che parli anche tu”. L’acqua fluisce gorgogliante, tumultuosa, vorticosa e dirompente: alle volte il fiume è calmo oltre le rapide, altre volte scorre via veloce tra i sassi che affiorano, altre ancora si ferma in un’ansa prima di riprendere il suo cammino. Ecco com’è il pensiero e il parlare di ognuno di noi, chi con qualche pausa in più, chi con qualche inciampo qui e là, chi con un dirompente fluire ininterrotto.
Spesso per chi ascolta parlare una persona balbuziente – come lo era Jordan da piccolo – o leggere un testo da una persona dislessica è difficile immedesimarsi per capire dove stia l’inciampo. Allo stesso modo, per chi ha difficoltà di linguaggio è complicato far comprendere agli altri di avere sì un problema, ma di non essere una persona problematica. Da queste incomprensioni può capitare che nasca la frustrazione che accompagna il percorso scolastico di molti alunni e dei loro insegnanti. La dislessia, il più noto e probabilmente diffuso tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), si manifesta come un deficit nella velocità e nella correttezza della lettura. La capacità di rendere automatica la corrispondenza tra segni e suoni è compromessa, ma non quella di comprendere.
Quello che è necessario capire per uscire dai binari dettati dalla difficoltà è che problematiche derivanti da diagnosi come quella di dislessia si possono superare con le giuste strategie. Per trovarle è necessario conoscere le caratteristiche del disturbo e non tralasciare – o considerare meno importanti – gli aspetti emotivi che comporta.
GUIDA PER INSEGNANTI
Filippo Barbera, nel suo ultimo libro “Dislessia. Cosa fare (e non)” (Erickson), descrive la dislessia come “una porta chiusa a doppia mandata. Per aprirla bisogna trovare la chiave giusta”. Non è quindi un muro invalicabile, come lui stesso dimostra: nei suoi numerosi libri racconta di come abbia affrontato la sua diagnosi di dislessia grazie a diverse strategie e trucchetti che lo hanno aiutato a superare con successo il suo percorso di studi, a laurearsi e specializzarsi fino a diventare formatore sui Disturbi Specifici di Apprendimento.
“Individuare difficoltà in un bambino è semplice – scrive. – Il difficile è provare a dare una risposta ai bisogni dell’alunno senza perdere di vista il percorso di apprendimento, gli obiettivi didattici e l’inclusione”. Lui da più di quindici anni prova a farlo raccogliendo consigli e strategie da proporre a insegnanti, studenti e anche ai loro famigliari. In “Dislessia. Cosa fare (e non)” propone una rapida guida per capire questo disturbo e intervenire nel quotidiano in maniera efficace. Soprattutto indica agli insegnanti dei modi per indirizzare i loro sforzi alla valorizzazione degli alunni, ossia dargli la possibilità di far emergere le loro potenzialità andando oltre la difficoltà.
L’IPPOTRUCCO
Con il libro “Indiana Fox e il segreto degli Ipponici” (Erickson) invece Barbera si rivolge direttamente a ragazzi e ragazze con DSA. In questo divertente libro-gioco fornisce strategie didattiche e trucchi per imparare a studiare in maniera autonoma. Gli “ippotrucchi” – come li chiama la protagonista del libro, la professoressa Indiana Fox – sono consigli utili a tutti, ma in particolare possono aiutare chi si sente “bloccato” nello studio. Proprio il primo degli “Ippotrucchi” presentati nel libro riguarda la difficoltà di mettere ordine tra le idee e di affrontare la propria paura di sbagliare, finendo paralizzati e facili alla resa: “Quando sei fermo, fai un passo indietro per farne uno avanti”. Sono molte le situazioni in cui sembra che ogni scelta porti fuori strada, mancano le idee, ci si sente annoiati o scoraggiati da esercizi troppo difficili. Questo “Ippotrucco” consiglia di non aver paura a tornare indietro per recuperare vecchie idee e conoscenze per partire da lì ed elaborarne di nuove. Tornare sui propri passi per rivedere cose poco chiare non significa ammettere una mancanza o una debolezza, ma significa al contrario darsi il tempo di vedere qualcosa di nuovo in un concetto che pensavamo superato. Sarà così possibile dare il giusto ordine alle cose, non per forza quello che ci viene dato dal libro o dalla sequenza delle lezioni, ma quello più giusto per ciascuno e per il suo modo di apprendere e comunicare.
La Libreria Erickson
Dislessia: eventi e libri per saperne di più
Dal 2 all’8 ottobre si svolgerà la settimana nazionale della dislessia. Per conoscere tutti gli eventi in programma e i libri consigliati per conoscere l’argomento non esitare a contattarci!
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