5 febbraio, Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

CONTRO LO SPRECO DI CIBO OGNUNO PUÒ FARE QUALCOSA

Un invito a riflettere sugli effetti del fenomeno e sui comportamenti da adottare. Ne abbiamo parlato con Giovanni Vultaggio, direttore del Banco Alimentare Trentino Alto Adige Landestafel

Anche lunedì 5 febbraio 2024, nella 11ª Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, come ogni mattina, i furgoni del Banco Alimentare-Siticibo del Trentino Alto Adige partiranno per il consueto giro di raccolta delle eccedenze alimentari, presso le aziende della grande distribuzione, le mense, i ristoranti e gli hotel. Come ogni giorno, raccoglieranno i prodotti che non possono più essere posti in vendita nei negozi e il cibo fresco e cotto, non servito, nei ristoranti e nelle mense. Subito dopo la fase di selezione e smistamento saranno di nuovo pronti a consegnare questi alimenti di giornata alle organizzazioni di solidarietà convenzionate (circa 130, che sostengono circa 21mila persone). Così il 5 febbraio, come ogni giorno dell’anno. 

“La Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare nasce per far maturare maggior consapevolezza dell’impatto sociale e ambientale dello spreco alimentare – spiega Giovanni Vultaggio, direttore del Banco Alimentare Trentino Alto Adige Landestafel – La società contemporanea è attenta ai bisogni dei singoli ma spesso distratta e contraddittoria quando si tratta di bisogni sociali ed ambientali. Troppo cibo viene ancora gettato via. Si calcola che un terzo della produzione alimentare globale non raggiunge mai le tavole delle famiglie. Ogni anno vengono sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, circa un terzo di tutto ciò che viene prodotto. Attraverso la lotta allo spreco, si possono perseguire obiettivi sociali, ambientali ma anche educativi, obiettivi che ritroviamo tra quello di sviluppo sostenibile previsti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in particolare il 12.3: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030”. 

“Non esiste una formula magica per raggiungere questi obiettivi – continua Vultaggio – È un percorso lungo, direi anche faticoso e complesso, che necessita di un cambio di mentalità e che deve influenzare le scelte dei singoli, dei governanti, delle aziende. La produzione di cibo non consumato genera spreco di risorse e rifiuti alimentari, fra i maggiori responsabili delle emissioni di anidride carbonica”. “Le perdite e gli sprechi alimentari concorrono fino al 10% delle emissioni di gas a effetto serra. Risorse preziose come il suolo e l’acqua vengono consumate, sostanzialmente, per nulla,” spiega Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

“Per il cittadino, la regola d’oro per combattere lo spreco alimentare dovrebbe essere l’acquisto consapevole, attento alle quantità e alle scadenze (vedi riquadro) – suggerisce – Per le aziende una regola dovrebbe essere la ridistribuzione dei generi ancora edibili, come fa ormai da almeno 18 anni il Consorzio Sait, consegnando al Banco Alimentare quei prodotti, quel cibo che per diversi fattori non sono più commerciabili: Banco Alimentare li ridistribuisce a persone bisognose di aiuto, attraverso l’opera delle associazioni caritative”. 

“L’Italia è stato il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge per affrontare lo spreco alimentare: è la Legge 166 del 2016, detta legge Gadda, dalla prima firmataria, l’onorevole Maria Chiara Gadda. È una norma che ha reso più organico il quadro normativo preesistente, prevedendo la semplificazione della struttura normativa e favorendo il recupero e la donazione dei prodotti in eccedenza. Affrontare il problema dello spreco alimentare – conclude Vultaggio – significa dunque optare per modelli più sostenibili sia in ambito sociale, attraverso l’aumento della disponibilità di cibo per il “sociale”, sia in ambito ambientale, attraverso la riduzione dell’impronta umana generata da produzione e consumo”. 

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