collaborare per la legalità
Coop per Libera, cose fatte insieme
Dai prodotti venduti nei supermercati alla partecipazione ai campi di lavoro, dal sostegno organizzativo alla Giornata della memoria alle raccolte fondi. Ecco come la Cooperazione di consumo aiuta ogni giorno chi è impegnato per la legalità.
La collaborazione tra mondo Coop e Libera è cosa ormai consolidata e radicata. Anzi più che una collaborazione si può parlare di una compartecipazione che ha aiutato il decollo di progetti e attività. E l'intenzione è più che mai quella di proseguire e sviluppare ulteriormente una relazione entrata ormai stabilmente nella vita delle cooperative.
Il mondo Coop si è mosso su più livelli che si sono spesso incrociati. Un primo livello è quello di diventare soci sovventori di alcune cooperative di Libera Terra e cioè di sostenere economicamente la nascita di queste realtà. Alcune realtà Coop hanno anche promosso raccolte fondi su progetti specifici o vendendo apposite carte dono.
Ma il capitolo più importante è l’aver portato sugli scaffali dei negozi Coop i prodotti Libera Terra, dai vini alla pasta, dalle conserve alle verdure, dall’olio ai succhi di frutta e altro ancora. A fine 2013 il fatturato annuo dei prodotti col marchio Libera Terra, nella rete Coop, ha raggiunto la cifra di 3 milioni e 796 mila euro. Con una crescita costante dai 528 mila euro di vendite dell’anno 2003, quando questa collaborazione iniziò. I prodotti di maggior successo sono i vini tipici che da soli coprono una quota di quasi 1 milione e mezzo di euro. Poi ci sono i diversi tipi di pasta di semola con 577 mila euro e via via le altre voci. Le vendite nell’ambito Coop rappresentano circa il 70% delle vendite totali del consorzio Libera Terra mediterraneo.
A questa dimensione più commerciale Coop ha affiancato altre attività che vanno dal sostegno e partecipazione attiva alle diverse edizioni della Giornata della memoria da parte dei soci. Poi il tema della legalità è stato inserito nei percorsi con le scuole dedicati all’educazione al consumo consapevole. In più i comitati soci presenti hanno sviluppato incontri e iniziative di promozione e raccolte fondi sempre destinate a Libera.
Negli ultimi anni molte cooperative si sono poi impegnate nel sostenere la partecipazione ai campi di lavoro promossi da Libera, proprio nelle cooperative che operano sui terreni confiscati alle mafie. In particolare Coop Adriatica e Novacoop promuovono la partecipazione di giovani soci, figli di soci e dei consiglieri di zona a questi campi, mentre Coop Lombardia ha coinvolto i propri dipendenti che, dopo la partecipazione ai campi, sono a loro volta diventati promotori di iniziative su questi temi.
Un’ulteriore notazione, riferita all’insieme del mondo cooperativo è la costituzione, avvenuta nel 2006 dell'Agenzia cooperare con Libera terra. Una realtà, che vanta diverse decine di adesioni e il cui scopo è quello di supportare concretamente lo sviluppo delle cooperative di Libera.
Don Ciotti: “Impegnarsi insieme partendo dalla Costituzione”
Coltivare la speranza
Nelle parole di Don Luigi Ciotti le ragioni profonde dell’esistenza di Libera, l’Associazione che ha voluto per contrastare mafia e criminalità
Speranza è parola che tocca nel profondo le nostre vite. Non si può vivere senza sperare, perché ogni vita è iscritta nel “registro” del possibile. Speriamo per le cose grandi e le cose piccole, speriamo semplicemente che il domani sia migliore dell’oggi.
Ma c’è una speranza collettiva che, invece di attendere le nostre vite, comincia da esse. È la speranza dell’impegno, del costruire le condizioni affinché chiunque possa guardare con serenità al futuro, nella certezza di non essere lasciato solo. È di questa speranza collettiva che oggi abbiamo più che mai bisogno, perché mai come oggi questa speranza è stata rapinata.
Quanti ladri di speranza! Già perché non è una fatalità che oggi nel nostro Paese ci siano 9 milioni di persone in condizione di povertà relativa e 5 di povertà assoluta. Non è un caso che un’intera generazione di giovani abbia la porta del futuro sbarrata davanti a sé e che 6 milioni di persone siano così povere di strumenti culturali da rasentare l’analfabetismo. Non cade dal cielo il dilagare della corruzione – a vent’anni dalle premature, incaute speranze di Tangentopoli – né un rovescio della sorte la presenza (chiamiamola così, per favore, non più infiltrazione!) delle mafie nei territori, con i loro torbidi avamposti nella politica, nell’economia, nelle professioni.
Tutto questo è frutto di un furto di speranze avvenuto in questi decenni sotto i nostri occhi, occhi per la verità a volte distratti o incantati dal corrispondente spaccio di illusioni che lo occultava.
Ecco allora che quella speranza collettiva chiamata giustizia sociale – dignità e lavoro per tutti – deve cominciare da un risveglio delle coscienze e da una conseguente assunzione di responsabilità. Non possiamo continuare a puntare il dito, lamentarci di come vanno le cose, senza metterci in gioco per cambiarle. Non da soli, perché il cambiamento sociale non è cosa da navigatori solitari, ma insieme, corresponsabilmente, nell’aspirazione a quel bene che, proprio perché è comune, trascende le singole vite ma al tempo stesso le tutela e le nutre. Si è liberi con gli altri e per gli altri, e il primo compito che ci affida la vita è proprio quello d’impegnare la nostra libertà per liberare chi non è ancora libero, chi è senza speranza, disperato.
Noi abbiamo già un testo, anzi un “vademecum”, una guida orientativa, che ci spiega cosa dobbiamo fare per coltivare la speranza, per disseminarla affinché tutti ne possano godere. Si chiama Costituzione. In essa ci sono tante grandi parole, ma ne mancano due: verità e speranza. Non è una negligenza, né una distrazione. Sono parole “implicite” nelle altre, presupposte nell’impegno che ci chiede la Costituzione per essere cittadini vivi e onesti. Un impegno che è al tempo stesso costruzione di speranza e ricerca di verità.