FRIDAYS FOR FUTURE. L’EMERGENZA CLIMATICA SUL TAPPETO ROSSO
Venerdì 27 settembre: terzo Sciopero Globale del clima, Friday for Future. Cosa lega gli incendi in Amazzonia e il cambiamento climatico? Al primo Climate camp a Venezia c’erano anche i giovani trentini di Fridays for Future.
“L’Amazzonia sta bruciando da settimane. Un incendio senza precedenti che è solo il culmine di un dramma che il Brasile sta vivendo da anni. Secondo i numeri dell’Istituto nazionale brasiliano per le ricerche spaziali, quest’anno si è registrato un numero record di incendi con un incremento dell’83% rispetto allo stesso periodo del 2018”: inizia così il volantino che gli organizzatori del presidio di sabato 7 settembre hanno distribuito ai passanti di un tranquillo sabato pomeriggio in piazza Pasi a Trento. Su iniziativa di Futura, ma con la partecipazione di diverse forze politiche e associative trentine, un nutrito gruppo di persone si sono ritrovate a riflettere sul legame tra questi fatti e la dinamica globale del cambiamento climatico che ci riguardano tutti. Perché la foresta amazzonica è un patrimonio dell’umanità, un bene comune, il “polmone della Terra”. La data scelta è stata quella proposta dal regista Jodorowsky che ha invitato “per equilibrare la tragedia amazzonica ad un atto mondiale psicomagico. Che il sette settembre (il 7 è il numero più attivo e settembre porta il "se" della semina), ogni essere umano pianti un albero, o semini un albero, in qualsiasi località gli sia possibile”.
Negli stessi giorni a Venezia i ragazzi dei “Fridays for Future” si sono incontrati per il primo “Climate camp”. Alberto e Alessandro sono due giovani trentini che hanno partecipato al camp da protagonisti. Abbiamo chiesto loro di condividere qualche riflessione
Vi preoccupano gli incendi in Amazzonia? “Molto, specialmente ci preoccupa il “negazionismo” del presidente Bolsonaro che sta ignorando il problema, mettendo a repentaglio la vita di una foresta di importanza vitale per tutto il mondo”
Quali erano gli obiettivi del “climate camp”? “Volevamo creare uno spazio di incontro e di dialogo e azione con attivisti italiani ed europei, ascoltare l’opinione di esperti su temi di politica ambientale, sfruttare l’attenzione mediatica della mostra del cinema di Venezia per porre al centro dell’attenzione pubblica la crisi climatica”
Sono stati raggiunti? “Gli obbiettivi sono stati raggiunti a pieno. Il Camp e stato molto partecipato: attivisti da tutta Italia e Europa ci hanno raggiunti al Lido , entusiasti di condividere con noi il loro modo di fare attivismo e di combattere la crisi. I relatori sono stati preziosi per approfondire le conseguenze della crisi climatica sulle migrazioni, per chiarire come si intrecciano la lotta al cambiamento climatico con l’antispecismo e le prospettive di genere e soprattutto chiarire le problematiche delle politiche ambientali oggi proposte”.
Qual è la cosa più importante che è accaduta? “Due volte gli attivisti presenti al camp sono riusciti ad entrare alla mostra del cinema: il giorno dell’inaugurazione e il 7 settembre con l’occupazione del red carpet. Un atto di disobbedienza civile che ha mostrato l’impegno e la forza che il movimento impiega contro la causa climatica. Il 6 settembre abbiamo inoltre fatto un’importante azione di protesta contro le grandi navi che attraversano la laguna. Sabato 7 una manifestazione pubblica, molto partecipata, per coinvolgere la popolazione locale nella protesta”.
Quali sono i prossimi obiettivi ed appuntamenti? “Giovedì 19 settembre un aperitivo al Cafè de la paix, in preparazione alla Fiera Fa’ la Cosa Giusta.
E poi, venerdì 27 settembre, il terzo Sciopero Globale del clima, Friday for Future!”
Che cosa vi aspettate dalla politica? “A livello nazionale, da chi detiene il potere politico oggi, purtroppo non abbiamo grandi aspettative. Le strategie politiche finora proposte per risolvere la crisi sono figlie di un sistema che per come è strutturato non metterà mai il bene delle persone e del pianeta davanti al guadagno. A livello locale ci aspettiamo un’approvazione della dichiarazione di emergenza climatica, e delle conseguenti azioni in questa direzione”.
Il protagonismo della generazione di Greta è un segnale di grande speranza per tutti coloro che da tanto tempo, con le analisi e le pratiche, denunciano gli effetti deleteri per l’ambiente e le persone, di un paradigma della crescita economica quantitativa che non ha futuro. Emerge soprattutto la richiesta di azione politica e l’urgenza di questa azione. La determinazione con cui le ragazze e i ragazzi lanciano il loro appello richiama gli adulti alla responsabilità: a dare ascolto, dare spazio e condividere scelte coraggiose. Ne va del presente e del futuro di tutti.