SALUTE E SICUREZZA AL LAVORO, È (ANCHE) UNA QUESTIONE DI GENERE
Nel seminario dell’Associazione Donne in Cooperazione sono state presentate e le linee guida per aiutare le aziende a considerare le differenze tra donne e uomini nel lavoro
In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, vogliamo richiamare la vostra attenzione sull’impegno dell’Associazione Donne in Cooperazione che da 15 anni opera per potenziare e valorizzare la presenza femminile nel movimento cooperativo.
Lo fa offrendo percorsi formativi, seminari pubblici e progetti di studio e ricerca-azione, coinvolgendo le cooperative per promuovere modelli organizzativi innovativi orientati alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro, alla condivisione delle responsabilità genitoriali, alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, all’inclusione dei talenti professionali e ad una governance sempre più paritaria. (fonte: Cooperazione Trentina)
“Tra donne e uomini sussistono differenze che influiscono anche su salute e sicurezza al lavoro: perseverare nell’adozione di un approccio “neutro” finisce inevitabilmente per determinare o aumentare le ineguaglianze tra lavoratrici e lavoratori in termini di rischi e possibilità di sviluppare malattie professionali”: è quanto si legge nell’introduzione al rapporto finale del progetto “Che genere di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?”, promosso dell’Associazione Donne in Cooperazione , in partnership con la Federazione Trentina della Cooperazione e l’Università degli Studi di Trento, la collaborazione del Gruppo Ecoopera e il contributo della Provincia Autonoma di Trento .
Il percorso, iniziato nell’aprile 2019, si è posto l’obiettivo di indagare il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro anche alla luce delle disposizioni del decreto legislativo 81/2008 che prevede espressamente la necessità di tener conto delle differenze di genere.
Concluso il progetto, il seminario del 12 febbraio è servito per avviare la divulgazione dei risultati, per incrementare il sapere collettivo sul tema ed introdurre nelle imprese una nuova consapevolezza.
“Quello che proponiamo a questo seminario – ha detto la presidente dell’Associazione Donne in Cooperazione , Nadia Martinelli – è un tema ancora poco indagato che può però portare grande innovazione organizzativa nelle aziende ma anche sociale, per superare un approccio neutro e andare oltre”.
È insomma necessario un cambiamento di tipo culturale rispetto a questo tema, che superi pregiudizi e luoghi comuni, e faccia spazio ad una nuova consapevolezza di chi lavora, di chi ha ruoli di responsabilità, delle aziende, delle istituzioni. Una consapevolezza basata sulla conoscenza delle differenze, dei rischi, delle cause e delle conseguenze sociali e che consideri la salute e la sicurezza sul lavoro come un valore condiviso, vantaggioso per tutti.
L’IMPATTO DEL LAVORO SULLA SALUTE
Paola Conti, sociologa, esperta di innovazione sociale e politiche di genere, ha spiegato che occuparsi di queste tematiche significa prendere in considerazione e valutare l’impatto che le diverse variabili del contesto lavorativo hanno sulla salute, superando un’idea di rischio oggettivo, statico, neutrale. Un approccio, quindi, che non consideri i lavoratori come una categoria generica ed indistinta ma sia inclusivo delle differenze che li contraddistinguono.
“Uomini e donne per età, paese di provenienza, tipologia di contratto – ha spiegato Conti – possono essere esposti in modo diverso ai rischi o essere esposti a rischi diversi e possono interagire in maniera diversa rispetto alla stessa esposizione ai fattori di rischio. Inoltre la diversità di ruoli e di carichi sociali e lavorativi conseguenti possono avere, più o meno indirettamente, una influenza sugli esiti di salute”.
Ne sono chiaro esempio i dati sugli infortuni nelle professioni sanitarie: le operatrici socio sanitarie hanno un indice di frequenza, di incidenza e di gravità degli infortuni nettamente superiori a quelli dei colleghi uomini; risultato opposto, invece, per gli operatori tecnici, sottoposti a rischio di infortunio maggiore rispetto alle colleghe per incidenza, frequenza e gravità.
Altro esempio arriva dal settore chimico: l’esposizione al rischio di inalazione di sostanze pericolose varia se si tratta del viso di un uomo o di una donna, perché alcune caratteristiche del volto possono rendere inefficaci i dispositivi attuali di sicurezza.
Stefania Marconi, direttrice INAIL di Trento, nel suo intervento ha portato alcuni esempi di come i DPI (dispositivi di protezione individuali), come guanti, caschi, ecc. non adatti ai corpi di chi li indossa possono esporre a dei rischi anche molto seri e ad esempio le donne hanno più incidenti in auto nel percorso casa-lavoro, perché impegnate anche nella cura della famiglia (es, accompagnare i bambini a scuola); Marconi ha anche sottolineato l’impegno dell’Inail per sviluppare ulteriormente le tematiche trattate dal seminario.
Nel 2018 in Trentino le denunce per infortunio sul lavoro sono state 8.344 (di cui 7 sono state per infortuno mortale). Il 65% degli infortuni sono di uomini.
“Lavorare per l’equità di genere – ha sottolineato Pirous Fateh-Moghadam, Osservatorio per la Salute della PAT – non significa che gli uomini devono cedere qualcosa alle donne: una maggiore equità di genere significa che tutti, uomini e donne, guadagnano in salute, benessere e qualità della vita”.
LA RICERCA: 15 COOPERATIVE
Durante il seminario, Simonetta Fedrizzi (responsabile del progetto per la Federazione) e Silvia Gherardi (che per l’Università di Trento ha curato la supervisione scientifica insieme a Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità) hanno presentato le tappe del progetto e il report finale della ricerca che ha coinvolto 15 cooperative attraverso interviste e che ha permesso di comprendere come si pongono le imprese cooperative riguardo ai processi di prevenzione e di valutazione dei rischi in relazione alle differenze di genere (il grado di conoscenza, quali azioni hanno intrapreso), raccogliere bisogni, suggerimenti su azioni da implementare e buone pratiche. È emerso che la cultura prevalente è ancora di carattere adempimentale e che il lavoro da fare è soprattutto su un piano di cambiamento culturale e di approccio al tema.
LE LINEE GUIDA, COME AVVIARE IL PROCESSO
Su questa base sono poi state realizzate le Linee guida per la promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro in un’ottica di genere, distribuite ai partecipanti per dare alle Figure della Sicurezza e a chi si occupa della gestione delle risorse umane indicazioni concrete su come integrare l’ottica di genere nei processi di prevenzione, sicurezza, salute e valutazione dei rischi e dello stress lavoro-correlato, così come indicato dal decreto legislativo 81/2008 (che prevede espressamente che si tenga conto delle diversità legate al genere).
Le Linee Guida descrivono le principali azioni per la valutazione e l’intervento in una ottica di genere, in una prospettiva di processo.
Ecco le 8 Azioni: 1: Formazione ed informazione, con coinvolgimento e ascolto delle lavoratrici e dei lavoratori; 2: Analisi del contesto lavorativo, per evitare di stabilire a priori quali siano i rischi e quali siano le persone a rischio; 3: Creazione ambiente sano, con interventi di prevenzione diversificati e valorizzazione delle diversità; 4: Pianificazione momenti di scambio, per raccogliere le segnalazioni delle lavoratrici e dei lavoratori; 5: Adozione DPI in relazione alle differenze dei corpi; 6: Valorizzazione della figura del/della Medico/a Competente, naturale alleato nella valutazione dei rischi e individuazione delle soluzioni; 7: Introduzione di figure specialistiche a supporto della gestione del personale; 8: Valorizzazione della figura del/della RLS (rappresentante lavoratori per sicurezza), fornendo strumenti per una gestione del rischio che tenga conto del genere.
Il documento delle Linee Guida è scaricabile a questo indirizzo dell’Associazione Donne In Cooperazione https://www.cooperazionetrentina.it/Associazione-Donne-in-cooperazione/Pubblicazioni/Linee-guida-progetto-Che-genere-di-salute-e-sicurezza-nei-luoghi-di-lavoro
BUONE PRASSI
Tra le buone prassi presentate al convegno quelle della cooperativa Amica che ha ideato il progetto Agyla, un insieme di pratiche motorie per preparare e sostenere ‘fisicamente’ il lavoratore e la lavoratrice nello svolgimento della quotidianità professione. Per esempio dei corsi per operatori socio sanitari, per insegnare loro come evitare in incorrere in vizi posturali connessi al sollevamento pesi.
La cooperativa Ecoopera, che con le sue competenze specialistiche è stata partner attiva del progetto, ha presentato invece la sua offerta di servizi di consulenza per la valutazione dei rischi di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in ottica di genere e per la formazione aziendale rispetto a questi temi. Prevedere e attuare politiche di salute e sicurezza al lavoro che tengano conto del sesso e del genere aiuta a prevenire le malattie professionali, a diminuire le tensioni psico-fisiche, a migliorare la postura e le condizioni generali di salute, ad aumentare il livello di concentrazione sul posto di lavoro e a migliorare le relazioni. Una politica attenta al genere porta vantaggi anche alle aziende: la riduzione dell’assenteismo per malattia, degli infortuni sul lavoro e il miglioramento della prestazione lavorativa con conseguente aumento della produttività.
ANCORA MOLTA, DIFFUSA, INCONSAPEVOLEZZA
Barbara Poggio, Prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università degli Studi di Trento, dopo aver ricordato i vari progetti su cui l’Università degli Studi di Trento-Centro di Studi Interdisciplinari di Genere ha collaborato con la Cooperazione (dalla Contrattazione di Genere ai modelli organizzativi di conciliazione vita-lavoro, fino alle molestie e violenze nei luoghi di lavoro), ha messo in evidenza come anche all’interno dell’Università di Trento si sia avviato un lavoro di sensibilizzazione e di azione sulla tematica della salute e sicurezza, su cui c’è ancora molta inconsapevolezza e necessità di lavorare.
Per informazioni e approfondimenti
Federazione Trentina Cooperazione
Simonetta Fedrizzi
(responsabile del progetto)
Tel. 0461.898672
Simonetta.Fedrizzi@ftcoop.it