Sondaggio Eurobarometro

Troppi antibiotici, e così li rendiamo inefficaci

25/02/2019

Non solo ne prendiamo tanti, li usiamo anche male: senza consultare il medico o smettendo appena ci sentiamo meglio. Siamo del 15% sopra la media europea. Ecco le 11 regole per capire come non usarli

Prendiamo troppi antibiotici. Non solo in casi in cui sono del tutto inutili, perché sulle infezioni causate da virus non hanno alcun effetto; ma, anche in modo inappropriato, quando cioè non ce ne sarebbe bisogno, con effetti negativi che riguardano la salute di tutti. Ovvero quelli di aumentare le resistenze nei pazienti, cosa che ha contribuito e contribuisce al proliferare dei “super batteri” contro i quali i farmaci antibiotici non riescono più a funzionare. L’allarme è reale: nel 2050 il fenomeno dell’antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte in Europa. 

Che tutto ciò sia un pericolo lo testimonia anche un sondaggio dell’Eurobarometro, un servizio della Commissione europea che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri, condotto tra i paesi dell’Unione proprio sull’uso di questi farmaci. Dal sondaggio risulta che il 32% degli europei ha assunto antibiotici oralmente negli ultimi 12 mesi (con un calo del 2% rispetto al 2016). In Italia questa stessa percentuale arriva addirittura al 47%, con un aumento del 4% rispetto al 2016.

È del 9% la percentuale degli italiani che non ha seguito, come si dovrebbe, una prescrizione medica nel curarsi con un antibiotico.Quello che emerge dal sondaggio è una scarsa conoscenza dell’utilizzo degli antibiotici e dei rischi che si corrono personalmente, e come comunità, nel non seguire le prescrizioni. La maggioranza degli italiani (65%) pensa che gli antibiotici siano efficaci contro i virus, ad esempio. Certo, solo il 9% degli italiani afferma di aver preso un antibiotico anche se non prescritto da un medico, ma questa percentuale scende al 7% nel resto d’Europa. Tutti gli intervistati a livello europeo citano bronchite (16%), mal di gola (14%), influenza (12%) e infezioni del tratto urinario (12%) come ragioni per prendere gli antibiotici. E, in Italia, il 16% delle persone intervistate (contro il 13% europeo) ritiene che sia opportuno interrompere il dosaggio se nel si comincia a star meglio. Il 64% degli italiani non ha fatto un esame specifico per scoprire se fosse necessario assumere un antibiotico e quale. 

È probabilmente questo mix di disinformazione e leggerezza a far sì che oggi nel nostro paese, sempre secondo fonti dell’Istituto Superiore di Sanità, ci siano ceppi batterici tra i più resistenti in Europa.  Il che provoca, anche stando ai numeri dell’Istituto Superiore di Sanità, tra 450 e 700 mila infezioni in pazienti ospedalieri ogni anno, il 30% delle quali potenzialmente prevenibili

Uno scenario preoccupante: la tendenza, dicono gli esperti, si può però invertire, a patto di adottare una sinergia sanitaria multidisciplinare che coinvolga, contemporaneamente, medicina umana e veterinaria, ricerca, agricoltura, zootecnia.Per questo motivo Coop ha optato per ridurre il più possibile l’uso degli antibiotici negli allevamenti che forniscono la carne a marchio, attraverso il miglioramento delle condizioni di vita, e quindi di igiene e di benessere degli animali.

«Viviamo in una società aperta, dove i batteri viaggiano rapidamente. Le persone si spostano da un paese all’altro con loro le infezioni – spiega Vytenis Andriukaitis, commissario Ue per la Salute e la sicurezza alimentare – e se il trend di resistenza continuerà ci troveremo di fronte a un futuro “post-antibiotico” nel quale rischiamo di non essere più in grado di effettuare interventi chirurgici importanti. Diventerà impossibile effettuare trapianti di organi o impiantare dispositivi come, ad esempio, protesi dell’anca o nuove valvole cardiache».Semplici ferite provocate da cadute e incidenti potrebbero mettere a rischio le nostre vite. Secondo dati dell’Oms, questo problema è molto sentito negli ospedali, dove il 10% delle persone ricoverate finisce per sviluppare un’infezione. Basta un solo caso per contagiare gli altri pazienti e il personale sanitario. Serve un piano concreto, perché ogni infezione evitata corrisponde a un antibiotico risparmiato. Ma quasi la metà di tutti gli antibiotici a disposizione negli ospedali dell’Ue viene utilizzata in modo eccessivo o inappropriato. 

Fa ben sperare, tuttavia, che sempre secondo il sondaggio di Eurobarometro il 75% degli italiani (contro il 65% del resto d’Europa) sia consapevole di avere bisogno di maggiori informazioni, in particolare riguardanti le condizioni mediche per cui gli antibiotici sono utilizzati. Per quanto riguarda gli allevamenti, solo il 52% degli italiani (contro il 38 degli europei) sa che l’utilizzo degli antibiotici per stimolare la crescita degli animali è proibito all’interno della Ue, ma con un confortante incremento, rispetto al 2016, del 13%.

Infine va ricordato che contro l’influenza non servono gli antibiotici, efficaci contro i batteri e non contro i virus. Andrebbero presi solo in caso di complicanze respiratorie, invece ce ne è spesso una iper prescrizione, anche in pediatria. Farmaci per abbassare la febbre, buona idratazione con acqua e spremute, alimentazione leggera (minestre e pietanze liquide), sono la cura migliore, insieme al riposo. Se si teme di avere l’influenza non bisogna correre al pronto soccorso, dove si rischia di aspettare ore e contagiare altre persone. La «vera» influenza, diversa dalle altre sindromi influenzali, si riconosce per la rapidità con cui colpisce: la febbre sale improvvisa oltre i 38 gradi, accompagnata da brividi, dolori alle ossa, inappetenza, mal di gola, tosse: un quadro di generale indebolimento che può diventare pericoloso, ma solo in una persona fragile; si guarisce in 7-10 giorni.

(consumatori.e-coop.it)

 

 

ANTIBIOTICI, 11 REGOLE PER CAPIRE COME NON USARLI

1 Gli antibiotici non sono efficaci contro i virus, come quelli che provocano il raffreddore o l’influenza.

2 L’uso inappropriato degli antibiotici fa sì che i batteri ridiventino resistenti agli antibiotici verso i quali un tempo erano sensibili, riducendo le possibilità terapeutiche e di cura.

3 Quando un medico ci prescrive una terapia antibiotica seguire esattamente le sue indicazioni per durata, dosaggio e modalità riduce al minimo il rischio di sviluppare batteri resistenti.

4 Qualora i sintomi clinici non scompaiano al termine del periodo indicato sulla prescrizione, chiedere consiglio al proprio medico. Sarà lui a valutare eventuali modifiche.

5 Durante una cura antibiotica è importante rispettare le indicazioni del medico perché la concentrazione di antibiotico nel sangue si deve mantenere costante per poter uccidere i batteri causa della malattia e permettere la guarigione.

6 Anche abbreviando la durata della terapia o assumendo una dose inferiore a quella indicata, i batteri possono diventare resistenti, cioè non sensibili all’antibiotico utilizzato.

7 L’acquisizione di resistenza agli antibiotici da parte dei batteri avviene attraverso le modifiche del Dnadei batteri stessi. Pertanto, il super-batterio potrà infettare chiunque, anche persone che non hanno mai assunto antibiotici.

8 Non assumere antibiotici avanzati da una terapia di un familiare anche se i sintomi possono sembrare gli stessi. Un antibiotico va assunto solo in seguito a prescrizione.

9 L’antibiotico-resistenza è un problema che ci riguarda tutti. Non avere più a disposizione antibiotici efficaci nel contrastare le infezioni batteriche è un fenomeno preoccupante e ci potrebbe portare indietro nel tempo, quando le malattie infettive causavano la morte di migliaia di persone.

10 L’uso improprio degli antibiotici determina anche in ambito veterinario lo sviluppo del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Alcuni batteri sono in grado di infettare sia l’uomo che gli animali rendendo possibile la trasmissione all’uomo (e viceversa) di infezioni dovute a batteri resistenti.

11 Anche nel caso di antibiotici in ambito veterinario, occorre seguire alla lettera la prescrizione dello specialista per evitare la diffusione della resistenza antibiotica anche negli animali da compagnia.